La locandina della mostra ‘Architettura Instabile’
In corso al MAXXI di Roma una mostra sull’ineluttabilità dell’architettura e del suo fluire instabile nella storia.
di Carlo Ragaglini
Il MAXXI a Roma - interno
Institut du Monde Arabe
“Viviamo in un mondo in costante movimento. Perché l’architettura dovrebbe restare ferma?”
Se consideriamo oggi il panorama architettonico (italiano e mondiale) verrebbe di dare una risposta che si fonda su un ipotetico concetto statico privo di punti emergenti; sul versante della critica e della pubblicistica in genere si contemplano soltanto poche opere delle cosiddette “Archistar” e, tra nuvole e boschi verticali, la narrazione della professione rimane ancorata ad una visione materiale.
Dall’inizio della rivoluzione industriale, infatti, il mondo ha avuto una velocità di cambiamento negli usi e costumi sempre maggiore, con un’accelerazione vertiginosa soprattutto negli ultimi anni, dovuta per lo più all’abbattimento di barriere culturali, politiche e di connessione. Internet soprattutto ha eliminato diversi steccati presenti nella vita di ogni giorno nelle persone.
L’architettura, invece, è rimasta per lo più fuori dall’incessante susseguirsi di sconvolgimenti politici, economici, sociali e climatici avvenuti. Ancorata all’antica formula “Virmitas, utilitas, venustas” di vitruviana memoria.
A partire dal dopoguerra, però, la consueta rigidità dell’architettura ha iniziato a trovare nuove esperienze, motivate da ideali sia pragmatici sia utopici. In essi le nuove strade della composizione hanno trovato espressione in sbocchi capaci di liberare la disciplina dalle catene che il passato gli aveva teso.
Villa Girasole
La mostra, curata dagli studi di progettazione Diller Scofidio + Renfro di New York, cerca di tessere una linea di ricerca impostata su quattro tematiche principali:
- Il movimento, che permette agli edifici di modificare la propria struttura e trasferirsi nello spazio;
- l’adattabilità, che consente agli edifici di essere modificati e riadattati a diversi scopi nel corso della loro vita;
- la capacità di questi edifici di essere azionabili, allo scopo è un’altra caratteristica che ne determina la loro fisionomia non statica, ma mutabile in base alle esigenze;
- infine, l’ecodinamismo che permette a queste opere di porsi come interfacce flessibili attraverso la coniugazione di tecnologia e l’ambiente circostante.
Questa suddivisione è poi riportata nello spazio museale, con aree tematiche distinte per ogni singola parte, con plastici e filmati audiovisivi di riferimento.
Disegno di progetto della Villa Girasole
La mostra si snoda in un percorso che abbraccia una serie di opere diverse tra di loro, accomunate dai principi esposti sinora. Tra le caratteristiche che rendono l’opera adattiva è possibile ammirare un plastico del Nakagin Capsule Tower, opera del 1970 realizzata dall’architetto Kisho Kurosawa a Tokyo. Emblema dell’adattabilità di un’opera riconfigurabile ed adattabile, le strutture con parti intercambiabili permettono di sostituire gli elementi, a causa di degrado o di obsolescenza degli elementi, con possibili riconfigurazioni nuove e valide.
Altro aspetto dell’architettura instabile è rappresentato nella mostra dalla mobilità di architetture per rifugiati, concepite come città mobili e capaci di spostarsi nello spazio. Vengono esposti i disegni realizzati dal gruppo Archigram, con Istant city. La città diventa luogo di edifici mobili: sale da concerto, biblioteche e gallerie d’arte temporanee.
Nell’ambito della parte adattabile si può ammirare un progetto di “prigione rotante”, realizzato negli Stati Uniti all’inizio del secolo e in grado di modificare la propria conformazione azionando un meccanismo che fa ruotare il corpo delle celle in corrispondenza dell’unica apertura presente.
Nell’ambito dell’ecodinamica la mostra ospita i disegni originali e un bellissimo plastico di un’opera architettonica italiana del 1935, la Villa Girasole progettata dall’ingegnere Angelo Invernizzi: una casa montata su una piattaforma scorrevole in grado di ruotare in concomitanza con il movimento dei raggi solari, permettendo di instaurare un rapporto diretto tra architettura e ambiente circostante.
Altra opera interessante, ma odierna, è il sistema di ombreggiamento realizzato dagli architetti SL Rasch nel complesso della Medina in Arabia Saudita, dove possenti elementi a ombrello si aprono all’occorrenza in modo da generare zone d’ombra per le persone in pellegrinaggio alla Mecca.
“La luce del sole cangiante, le temperature fluttuanti e le perturbazioni atmosferiche inducono reazioni che vanno dai sensori che aprono l’involucro di un edificio per catturare l’aria o massimizzare la produzione passiva di energia solare […] in costante dialogo con l’ambiente, gli edifici ecodinamici possono superare gli standard di comfort e incarnare un nuovo modello di sostenibilità” (dalla presentazione del programma della mostra).
Plastico della Nakagin Capsule Tower
Nakagin Capsule Tower: dettaglio delle celle interne
Tutte le immagini © Carlo Ragaglini