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Arte al cubo. Intervista a Giovanni Contardi

17 settembre 2024

A chi di noi non è mai capitato di provare a risolvere il famigerato cubo di Rubik? Oltre a superare la sfida, c’è chi è riuscito ad utilizzarlo come mezzo di espressione artistica fino a  trasformarlo da rompicapo a carriera.

 

di Nicoletta Fascetti Leon

 


L’attore Cillian Murphy visto da Giovanni Contardi. Immagine © Giovanni Contardi

 

Stiamo parlando di Giovanni Contardi, pesarese, generazione Z (29 anni) che deve la sua notorietà di street artist e ritrattista alla passione per il gioco dell’inventore ungherse e anche un po’ ai social media. Le sue opere sono composte da centinaia di cubi di Rubik che, maneggiati abilmente da uno speedcuber da record qual è, diventano ritratti di celebrità, in forma di mosaico, e rimbalzano su Instagram.

 

Lo speedcuber, per chi se lo chiedesse, è colui che risolve il gioco velocemente. Esistono allo scopo, competizoni nazionali, euroepee e mondiali in cui il nostro giovane talento ha ottenuto numerosi record. Prima di chidergli come è approdato ai mosaici in stile “rubik cubismo” - forma d’arte iniziata dal famoso street artist francese Invader - gli chidiamo conto di questa sua originale abilità.

 

Forse è solo una mia curiosità, ma perché ci sono persone che cercano di risolvere il cubo di Rubik a tempo di record? Cosa si prova? E cos’è che tanto ti affascina di questo oggetto?

 

La prima volta che si risolve il cubo di Rubik si prova molta soddisfazione, mentre da speedcuber si prova soddisfazione nel battere i propri record e diventare sempre più efficienti sia nell’abilità di utilizzare meno “mosse”, sia nella capacità meccanica di muovere velocemente il rompicapo.

Del cubo mi piacciono tantissimi aspetti: il suo design apparentemente semplice, la rappresentazione del caos e dell’ordine in un gioco analogico che si può portare sempre con sé.

 


Live della composizione di Mercoledì Addams. Video © Giovanni Contardi


Qual è la tua formazione? E come sei diventato un artista del cubo, se non ti dispiace questa definizione?

 

No, non mi dispiace! Conseguito il diploma al Liceo Scientifico, non avevo nessun interesse specifico per il percorso universitario e mi sono trasferito per 4 anni in Australia. È proprio a Melbourne che, per passione, ho iniziato a fare lo street artist, componendo mosaici con cubi di Rubik sul pavimento. Ho sempre avuto una passione anche per l’arte e ho imparato le tecniche necessarie, partendo dalla pratica e poi studiando anche la teoria.

 


Una delle prime installazioni permanenti realizzate per “Vertue Coffee Roasters” a Melbourne, Australia. Raffigura Marilyn Monroe che beve da una tazza. Immagine © Vertue Coffee Roaster

 

Il cubo di Rubik fa pensare a intuizione, logica, forse anche a un ragazzo precoce o “nerd”… Ti rappresentano questi cliché o come meglio ti definiresti? Se non sbaglio ti piace la musica metalcore…

 

In verità, a scuola ero il peggiore della classe... ma perché passavo la maggior parte del tempo a risolvere il cubo e a seguire altri hobby e sport. Tuttora mi piace molto studiare, ma non mi sono mai trovato bene nel contesto scolastico. Ascolto musica di vario genere, tra cui il metalcore, e suono la batteria da una quindicina d’anni, quindi anche la musica è al centro della mia vita.

 

Ci spieghi in modo semplice come vengono realizzate le tue opere? Di quanti cubi hai bisogno, quanto spiazio, quali strumenti usi?

 

Le mie opere iniziano con un’idea o un’immagine che voglio ricreare. La prima parte, di design, è quella in cui, meticolosamente, progetto l’opera in ogni suo “pixel”, utilizzando soltanto i 6 colori del cubo di Rubik. Questa è la parte che richiede molto tempo, per me la più divertente e a volte anche frustrante (non mi accontento facilmente). Una volta completata, passo alla seconda fase, in cui cubo per cubo ricreo il design, mescolando i cubi di Rubik nell’esatta combinazione necessaria. La maggior parte delle mie opere sono composte da 400 a 750 cubi, ma ne uso anche migliaia per progetti più grandi. L’opera, se permanente, viene poi incollata in un riquadro fatto a mano da un artigiano locale, in modo che possa essere appesa. Le misure variano e possono facilmente superare i 100 kg di peso.

 


Il mosaico di Audrey Hepburn, realizzato con 725 cubi di Rubik, mostra un modo alternativo di ritrarre utilizzando un’“interferenza” di colori. Immagine © Giovanni Contardi

 

A quali artisti ti ispiri, se ci sono?

 

A seconda del momento, mi immergo in artisti diversi, ma mai nel mio ambito specifico. In questo momento, ammiro particolarmente i dipinti di Antonio Possenti e l’arte di Michele Servadio.

 

So che sarai alla fiera di A@W a Milano il 13 e 14 novembre prossimi. Cosa hai in serbo per quell’occasione? Ti interessa l’architettura?

 

Sì, non vedo l’ora! Non so se posso rivelare i soggetti... ma l’idea è quella di creare sia ritratti, sia strutture architettoniche. È forse scontato, ma ammiro la maestria nel combinare eleganza e semplicità con un design funzionale. Tra l’altro, Ernö Rubik, l’inventore del cubo, è anche un architetto. Ho avuto il piacere di incontrarlo nel 2010 agli europei di speedcubing a Budapest.

 


Uno scatto durante la realizzazione di un mosaico in live performance. Immagine 
© Culto Productions

 

In genere mi occupo di sostenibilità, perciò una domanda sul tema non può mancare: riutilizzi i cubi usati per nuove opere? Sei sensibile al tema della riduzione dei consumi e della necessità di cambiare i nostri stili di vita e hai fiducia nella tecnologia?

 

Certo! Per quanto riguarda le installazioni “temporanee”, i cubi utilizzati vengono poi rimescolati per comporre altre opere. Nel mio ambito cerco di fare particolare attenzione agli imballaggi e alle spedizioni, e sono sempre in cerca di miglioramenti nella logistica. Inoltre, ora si producono anche cubi da plastica riciclata (Rubik’s Re-Cube). Riguardo alla tecnologia... spero che l’AI possa aiutarci anche in questo ambito, anche se personalmente mi preoccupa di più il problema del cosiddetto “allineamento” (la sfida di riuscire a guidare i sistemi AI verso obiettivi, principi e preferenze che rispettino l’etica umana, ndr).

 


“Black Widow” è l’opera realizzata per la hall del “Disney Hotel New York - The Art of Marvel” a Disneyland Paris. Immagine © Disney Hotel New York

 

Per concludere, che novità hai in cantiere? Proseguirai il tuo percorso artistico accompagnato dai cubi o vuoi esplorare/risolvere nuove forme?

 

La novità del momento è la mostra che aprirà il 20 settembre a Cuneo e durerà 6 mesi, per celebrare il 50º anniversario dell’invenzione del cubo (1974-2024). Ho creato un’opera permanente per l’esposizione, composta da 1800 cubi di Rubik, e ci sarà la possibilità di interagire con la costruzione di altre opere più “semplici”, così che chiunque potrà prendere parte alla costruzione di mosaici.

 

Per le altre novità riguardo i miei prossimi lavori (cubi e non solo) non anticipo niente ma potrete seguirmi sulla pagina Instagram @jvenb

 

Grazie del vostro tempo!

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