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Costruire e ristrutturare con la canapa

21 marzo 2023


Posa dei pannelli di rivestimento in canapa per un’opera di ristrutturazione.
Foto 
© Ing. Marco Tinti – Ton Gruppe


Negli ultimi anni, nell’ambito della ricerca architettonica, si va diffondendo sempre di più una maggiore consapevolezza del peso svolto da parte dell’ecosostenibilità dei singoli prodotti della filiera edilizia. Rispetto all’utilizzo di cemento e aggregati chimici atti a realizzare le parti dell’involucro architettonico, si è iniziato oggi ad utilizzare materiali naturali in grado di offrire caratteristiche analoghe in termini di resa energetica e trasmittanza calorica ma con un rispetto maggiore nei confronti dell’ambiente.

 

di Carlo Ragaglini

 

Uno dei materiali che sta prendendo piede sempre di più è la canapa, elemento totalmente naturale ma in grado di poter essere utilizzato nella realizzazione di pareti portanti di edifici di piccole dimensioni e, nell’uso coibentante e di cappotto, come parte di ristrutturazioni di edifici di più grandi dimensioni.

 

La canapa è una pianta appartenente alla famiglia delle Angiosperne, famosa per essere utilizzata da secoli nella produzione industriale ed alimentare (olio, latte di canapa) financo nell’industria automobilistica (la Ford utilizzò parti della carrozzeria del suo modello T con elementi di canapa). Basti pensare che i primi usi accertati della canapa sembrano risalire addirittura ai tempi dei Fenici, dove la coltivazione di questa pianta era fonte primaria per la realizzazione di teli per le imbarcazioni e per la costipazione di piccoli mattoni.

 

Oggi l’utilizzo della canapa nella realizzazione di elementi architettonici ha degli indubbi vantaggi dal punto di vista ambientale; in particolare permette la riduzione di Co2 prodotta nell’ambiente in quanto la realizzazione di un mc di mattone in canapa non solo non produce anidride carbonica ma contribuisce “a togliere almeno 20 Kg di Co2 dall’ambiente” (Paolo Ronchetti, esperto in bioedilizia).

 

 


Pannelli di rivestimento in canapa usati per coibentazione su copertura a tetto a falde.
Foto © Ing. Marco Tinti – Ton Gruppe

 

Altro settore utilizzato per la realizzazione delle case in canapa è quello delle ristrutturazioni dove è possibile realizzare dei rivestimenti interni o esterni a cappotto che sono in grado di regolare le temperature e prevenire fenomeni legati all’umidità. I cappotti realizzati in questo modo sono in grado di alleviare anche i fenomeni allergici tipici dei rivestimenti chimici.

 

Il funzionamento del cappotto in canapa prevede, per ciascun elemento (parete, solaio o copertura), almeno uno strato funzionale rivolto verso gli ambienti abitati, con lo scopo di aumentare anche la capacità termica areica interna, cioè la capacità di assorbire i carichi termici presenti all’interno dei locali.

 

La normativa italiana purtroppo non contempla, almeno allo stato attuale, adeguati valori minimi di capacità termica areica interna da rispettare, ma gli esperti nel settore consigliano di non scendere mai al di sotto di 30 kJ/m²K: un valore accettabile dovrebbe aggirarsi in media intorno ai 45 kJ/m²K.

 

Attraverso l’uso del rivestimento in materiale di canapa in inverno le superfici rimangono più calde e più a lungo, anche una volta spento l’impianto di riscaldamento, con conseguente risparmio energetico. In estate, la canapa tende a ridurre le temperature superficiali interne e ad attenuare la temperatura operante.

 

A questo andrà aggiunta la capacità di regolazione dell’umidità propria del rivestimento, che aiuta ulteriormente a migliorare la percezione della temperatura effettiva, nonché ad evitare la formazione di muffe, in quanto i pannelli non contengono proteine e risultano non aggredibili da insetti e roditori.

 

Dal punto di vista dell’isolamento termico, un sistema come quello del rivestimento in canapa risulta allineato ai più recenti standard energetici; ponendo un’adeguata attenzione ai dettagli costruttivi sarà possibile eliminare efficacemente i ponti termici, e questo anche in corrispondenza delle zone più critiche, come porticati e balconi. Creando in tal senso un sistema altamente sicuro per il contenimento energetico dell’edificio.

 

Le caratteristiche di sostenibilità della canapa fanno di questo materiale un prodotto ideale per costruzioni e ristrutturazioni in bioedilizia e per tutti quegli interventi in cui sono richieste specifiche certificazioni di rispetto ambientale (ad esempio quella LEED®). Da aggiungere che in cantiere l’uso di questo materiale non obbliga a dispositivi di sicurezza per la protezione degli occhi e delle vie respiratorie e può essere tranquillamente maneggiato e lavorato a mani nude.

 


I blocchi e i pannelli in fibra di canapa possono essere maneggiati anche a mani nude.
© Henrik Pauly - Unsplash

 

Negli ultimi anni l’impiego della canapa in bioedilizia è una tendenza che si sta sviluppando rapidamente. In Italia, ad esempio, l’archistar statunitense Richard Meier si è avvalso di questa tecnologia per il restauro del  Bio Hotel Raphaël, nel centro storico di Roma, rendendolo “un esempio di architettura ecologica e solare… ideato per dare un senso di benessere diffuso” (dalla pagina web del ristorante dell’albergo, Mater Terrae).

 

Possiamo riassumere le qualità della canapa nel settore edilizio in questi punti:

- buon isolamento termico ed acustico

- miglioramento delle prestazioni dell’edificio (inerzia termica)

- elevata traspirabilità

- elevato potere fonoassorbente

- resistente all’umidità

- non attaccabile da insetti e roditori

- ottima stabilità dimensionale nel tempo

- elevata resistenza a trazione e strappo

- materiale ecologico, naturale ed ecosostenibile

 

Il mondo dell’edilizia e dell’architettura è in costante rinnovamento, spesso le soluzioni più innovative arrivano direttamente dall’ambiente che ci circonda: sta al progettista accorto rendersene conto e cercare di sfruttare tutte le possibilità per renderle attive.

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