Negli ultimi anni il mondo della progettazione architettonica ha dovuto riservare un’attenzione sempre maggiore alle questioni ambientali, alla tutela del territorio e del paesaggio, introducendo metodologie e tecnologie rivolte a perseguire la più alta efficienza nell’impiego delle risorse naturali.
Di Enrico Leonardo Fagone
Se in passato erano le discipline urbanistiche a rappresentare i principali termini di riferimento per il progettista, nel contesto di un quadro normativo in continua evoluzione, e più recentemente il dibattito si è concentrato sulla valenza simbolica oltre che funzionale dell’architettura, appare evidente quanto saranno le tecnologie, i processi e le modalità stesse di gestione dell’intera filiera del settore a definirne le linee di sviluppo in futuro, entro ed oltre il perimetro di una evoluzione insieme etica ed estetica.
Arte Sella: Gianadrea Gazzola, Lo Stilo, 2013-2020.
© Foto: Giacomo Bianchi
Inedite possibilità creative e pure di investimento paiono già ora identificare nuove tipologie di interventi; con una forte valenza di quei parametri che definiscono le caratteristiche dell’architettura, in grado di legittimare le proprie ragioni e il ruolo di autentico vettore economico e sociale. Un indirizzo rivolto ad incentivare l’innovazione secondo principi realmente, e non solo in nome di una retorica assai diffusa, sostenibili.
L’approccio multidisciplinare ha tradizionalmente permesso all’architettura di assimilare le istanze del proprio tempo, di sintetizzare e sublimare nella dimensione concreta del costruito la molteplicità di valori che essa è in grado di esprimere.
Arte Sella: Kengo Kuma, Kodama, 2018-2020. © Foto: Giacomo Bianchi
La ricerca artistica ha rappresentato da sempre nella cultura occidentale un’angolazione privilegiata dalla quale osservare fenomeni e trasformazioni in atto. Nelle arti visuali, ad esempio, ha saputo cogliere ed anticipare la rivoluzione digitale attraverso il lavoro sperimentale di videomaker e computer artist e, ancora, nella scultura ha individuato una via d’uscita per non confinare l’opera d’arte nei musei o al contesto elitario delle gallerie private, introducendo una valenza performativa e inedite modalità di fruizione proprie delle installazioni e della public art.
Arte Sella: Edoardo Tresoldi, Simbiosi, 2019-2020. © Foto: Giacomo Bianchi
In questo ambito si collocano le esperienze condotte in Italia in un sito considerato oggi d’elezione a livello internazionale, Arte Sella, nei pressi di Borgo Valsugana (Trento). Qui, da oltre trent’anni, autori di tutto il mondo sono invitati ad intervenire ed interagire con lo spazio naturale per realizzare dei manufatti lungo un percorso di 5 km all’interno del bosco della rigogliosa valle Sella da cui la rassegna prende il nome.
Arte Sella è un vero e proprio museo-laboratorio all’aperto, con installazioni permanenti ma dove ogni anno vengono realizzate nuove opere con lo spirito di affidare l’intervento umano alle sorti che la natura può decretare.
Un intrigante processo di metamorfosi accomuna ogni azione, stabilendo il ‘ritorno’ della materia al bosco. Tutte le opere vengono infatti realizzate a partire da materiali naturali, legni di potatura, pietre, terra e sono progettate e costruite dagli stessi artisti nel sito per poi seguirne la progressiva evoluzione. Esistono così opere che hanno una persistenza nel tempo, altre che vivono della loro precarietà. Questa filosofia è alla base di un atteggiamento non invasivo, piuttosto di alleanza, che riporta ai valori fondamentali del rapporto uomo-natura.
Arte Sella: Ian Ritchie, Levitas, 2019-2020. © Foto: Giacomo Bianchi
Da circa tre anni Arte Sella ha stretto relazioni sempre più stabili oltre che con gli artisti con gli architetti, accogliendo alcuni dei protagonisti assoluti della scena contemporanea, da Michele de Lucchi a Kengo Kuma, da Eduardo Souto De Moura a Ian Ritchie e ora anche Stefano Boeri. Architetti che hanno colto la bellezza del luogo, la perseverante attitudine a lavorare nella natura e per la natura che contraddistingue Arte Sella, proponendo interventi che oscillano tra l’architettura e la pura installazione, opere che sollecitano continuamente il coinvolgimento dell’interlocutore.
Arte Sella: La Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri, 2001-2020. © Foto: Giacomo Bianchi
Inaugurata nelle scorse settimane, e ultima in ordine di tempo, Tree Room di Stefano Boeri è una stanza all’aperto nel bosco che riprende lo spirito del lavoro forse più rappresentativo e ‘storico’ di Arte Sella, la Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri. In Tree-Room, questo il nome che richiama per la pronuncia sia il termine albero che il numero tre, in un gioco di omofonia, Boeri invita a compiere una riflessione, a prendere posto all’interno di una stanza ‘virtuale’ a cielo aperto dove da una seduta circolare si può osservare e contemplare la presenza di tre alberi. Individualità, unicità, affinità biologiche ed organiche animano un dialogo immaginario con il soggetto, attivano meccanismi percettivi primari che il visitatore è invitato a sperimentare, ‘per sentire la differenza’ - come afferma Stefano Boeri - e cogliere una temporalità diversa, ‘la percezione di movimento o di stabilità’.
Arte Sella: Stefano Boeri, Tree-Room, 2020. © Foto: Giacomo Bianchi
Progettata per adattarsi al dislivello del suolo esistente, l’opera è costituita da una struttura circolare di 12 metri di diametro che abbraccia al suo interno tre alberi, simbolo delle foreste spazzate via dalla tempesta Vaia il 29 ottobre 2018. Il materiale scelto per la realizzazione è legno di larice alpino, controllato e certificato (FSC e PFSC). Le fondazioni sono realizzate in piastre nervate di acciaio Corten che sorreggono i dischi circolari in larice naturale di colore rosato, intervallati a setti portanti verticali in larice naturale trattato.
Arte Sella: Stefano Boeri, Tree-Room, 2020.
© Foto: Giacomo Bianchi