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5 ottobre 2021

Hashim Sarkis, curatore dell’edizione 2021 della Biennale di Architettura, propone il tema How Will We Live Together, prospettando scenari futuri per architettura e ambiente.

 

Di Nora Santonastaso

 

 


Condivisione, salvaguardia dei valori sociali e ambientali e sostenibilità sono i temi della Biennale Architettura 2021   


Avete già visitato la Biennale di Architettura di Venezia? Se la risposta è no, dovete sapere che la mostra, aperta al pubblico di settore e di semplici appassionati di architettura e design dal 22 maggio scorso, occuperà gli spazi espositivi dei Giardini e dell’Arsenale fino al prossimo 21 novembre.

 

Un’occasione da non perdere, anche considerando che, tra gli eventi in programma in questo complesso 2021, quello di Venezia è tra i più stimolanti e corposi nel panorama italiano e internazionale. Da valorizzare, a corredo della visita, anche l’aspetto puramente emozionale legato alla possibilità di avventurarsi di nuovo alla scoperta della città lagunare, tra canali, campi e calli, dopo la lunga pausa forzata dalla pandemia.

 

Curatore di questa edizione della Biennale di Architettura è l’architetto libanese Hashim Sarkis, professore e decano della School of Architecture and Planning presso l’MIT di Boston. A lui si deve il tema How Will We Live Together? che, esplorando fattori sociali ancor prima che spaziali e architettonici, invita a una riflessione sui meccanismi della condivisione, della sostenibilità, della convivenza, della salvaguardia di valori come il rispetto delle diversità e delle specificità di un territorio e di una cultura.

 

La mostra comprende una rappresentanza molto vasta. A Venezia portano infatti il loro contributo progettuale, espresso in forme inedite e innovative, ben 114 partecipanti provenienti da 46 paesi, articolando la risposta al tema in 5 capitoli, ciascuno rappresentativo di una diversa scala di approfondimento: individuo (Among Diverse Beings), casa e famiglia (As New Households), comunità (As Emerging Communities), città e paesi (Across Borders) e pianeta terra (As One Planet).

 

 


Il tema How will we live together esplora il rapporto tra l’individuo e lo spazio della casa e della città   

 

Considerando che i primi 3 capitoli vengono raccontati e approfonditi lungo il percorso espositivo dell’Arsenale, è senz’altro bene iniziare proprio da qui la visita. La sensazione, muovendo i primi passi alla scoperta della Biennale a partire dall’ingresso delle Corderie, è di tuffarsi in una sorta di universo parallelo, un po’ apocalittico, prefiguratore di ciò che ci attende nel futuro immediato e più a lungo termine.

 

L’approccio, a parte alcuni accenni pessimistici, è, per ovvie ragioni, propositivo e rassicurante. La Biennale è pur sempre una manifestazione del settore architettura e, come tale, il suo carattere progettuale deve emergere rispetto a tutto il resto. La natura filosofica e scenografica di alcune installazioni, spiccatamente interattive e stimolanti a livello sensoriale, comunica l’idea di progetto ancor meglio di quanto avrebbero fatto elaborati bidimensionali o tridimensionali di stampo più tradizionale. Esperienza, elaborazione del tema e significato vanno dunque di pari passo.

 


Il padiglione della Turchia all’Arsenale, strutturato in stanze diorama interamente tinteggiate in giallo   

 

Negli spazi delle Artiglierie troviamo i progetti di alcune partecipazioni nazionali: quelle non in possesso di uno spazio espositivo proprio nella sede dei Giardini. Il percorso dell’Arsenale culmina nel Padiglione Italia, che racchiude un insieme particolarmente corposo di proposte e richiede, per questo, più di qualche minuto di visita. Il consiglio, dunque, è di non relegarlo a fine giornata, ma di riservargli tempo ed energie sufficienti.

 


Il padiglione della Danimarca alla Biennale Giardini, la cui lettura si rivela strettamente personale ed esperienziale


L’esperienza di visita della Biennale ai Giardini si rivela anche quest’anno piacevole e stimolante allo stesso tempo. Il fatto che i padiglioni delle partecipazioni nazionali siano disseminati in uno spazio aperto, tra sole e ombra, rende leggera la passeggiata d’architettura anche al semplice curioso.

 

Se alcuni partecipanti, come il Canada e la Germania, hanno deciso per il 2021 di portare la propria esposizione su un piano di pura esperienza digitale, suggerendo una visita da remoto attraverso l’acquisizione di un QR code tramite smartphone, altri hanno invece rafforzato il carattere dell’interazione, proponendo percorsi la cui lettura complessiva beneficia dell’apporto personale. L’individuo nello spazio fornisce un’interpretazione unica e specifica e, coordinata con le altre, costruisce il significato più profondo della proposta progettuale. Avviene così per i Paesi Nordici, per gli Stati Uniti e per la Danimarca, ad esempio. 

 

Denso di proposte anche il Padiglione Centrale, che per questa edizione ospita l’ultimo capitolo del tema How Will We Live Together: As One Planet. Qui grandi installazioni sono protagoniste dello spazio e prefigurano una realtà futura in bilico tra progettualità e pura immaginazione.


© tutte le foto: Nora Santonastaso | design outfit

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